COSA SIGNIFICA ESSERE UNA DONNA IN UN MONDO DI UOMINI

19.02.2023

MONICA DE GIGLIO. Le dinamiche di potere sessiste radicate in una società di uomini che dominano sulle donne e il potere del sistema educativo per stravolgerle. 

Che il nostro mondo sia pensato e modellato da uomini per gli uomini non è l'idea delirante di uno strano complotto femminista ma una descrizione accurata della realtà. Come afferma Jude E. S. Doyle nel suo libro, «Il mostruoso femminile. Il patriarcato e la paura delle donne», l'umanità è definita da uomini bianchi, cisgender, senza disabilità e che non hanno mai fatto sesso con altri uomini. Tutto ciò che è diverso da queste categorie è messo ai margini. Così, se sei donna, non potrai impadronirti di ciò che gli uomini reputano proprio: il lavoro, i soldi e il rispetto. Questa marginalità femminile, l'idea per cui la donna esiste soltanto attraverso una relazione subordinata all'esistenza e all'azione maschile, si vede nei fenomeni culturali espressi dal patriarcato: Il catcalling, il victim blaming, lo stolking, il linguaggio sessista, la diffusione non consensuale di materiale sessualmente esplicito, la violenza economica e lo stupro. L'atto in cui trova il suo culmine il potere patriarcale è il femminicidio, che mira alla totale cancellazione della donna.

Le donne, vittime di una violenza sistemica, sono spesso lasciate sole a fare i conti con il trauma della violenza. Alla base della mancata denuncia c'è la paura che questa esperienza venga minimizzata o non riconosciuta, persino che le colpe vengano attribuite alla vittima stessa. Inoltre, denunciare è un lusso perché implica la necessità di investire delle risorse proprie, come la salute mentale, le prove, il sostegno della società e della famiglia dentro la quale si trova spesso il colpevole dell'abuso e il denaro. Secondo Murgia e Tagliaferri, nel libro «Morgana. L'uomo ricco sono io», il vero tabù da svelare quando si parla di donne è il denaro, il potere maggiore di tutti, per anni in mano solo agli uomini; Il pensiero secondo il quale alle donne non servissero i soldi, ma un uomo che li avesse ha plasmato intere società per secoli. Le donne non potevano avere proprietà perché loro stesse erano una proprietà di qualcun altro, prima dei padri e poi dei mariti che, sposandole, facevano proprie anche le loro doti.

Un'educazione alla gestione dei soldi permeata da differenze di genere facilita la diffusione di condotte di controllo sulle donne. Prive di autonomia finanziaria, anche quando hanno la possibilità di liberarsi dall'abuser, finiscono in una nuova forma di dipendenza che ostacola comunque il loro processo di autodeterminazione. Anche le politiche di accesso al lavoro risultano per niente favorevoli all'universo femminile, il grande divario retributivo di genere ne è un esempio.

Di fronte a tutto questo, il dissenso femminile sembra essere l'unica opzione per opporsi al ruolo subalterno che ci è stato assegnato, eppure scegliere di dissentire è un privilegio; sono certa che nessuna donna abbia mai detto a cuor leggero "no" a un datore di lavoro che per ricoprire lo stesso ruolo offriva uno stipendio maggiore al collega uomo. Quanti "se" e quanti "ma" devono essere valutati prima che una donna possa compiere un'azione ritenuta ancora "rivoluzionaria" come dissentire: "se non trovassi più lavoro?; "Se stessi perdendo un'occasione?" ;"Ma a me quei soldi servono"; "Ma in altri posti sarà diverso?". Insomma, sembra tutt'altro che una scelta semplice, eppure, si tratterebbe "solamente" di far rispettare un proprio diritto.

Quando si viene silenziate per troppo tempo il rischio di vedere sbiadire i confini esistenti tra ciò che ci viene dato e ciò che dovremmo avere è labile; e, accettare quasi passivamente l'esistenza di una realtà per noi ingiusta, la norma. Ammettere la presenza di dinamiche di potere sessiste radicate all'interno delle nostre realtà - lavorativa, scolastica, familiare e sociale - ci consente di operare un'analisi accurata di quelle manifestazioni che sorreggono il sistema patriarcale. Uscire dal vortice della violenza sistemica è possibile, anche solo riconoscere di esserne quotidianamente vittime rappresenta un passo verso il cambiamento. Una risorsa preventiva fondamentale è la responsabilizzazione dei sistemi educativi: un'educazione basata sul consenso, in cui viene insegnato a rispettare il volere e il confine del corpo altrui, aiuta la creazione di una nuova cultura, attraverso la quale potrà essere raggiunta l'effettiva parità di genere. In questo senso, il mondo sembra fare passi avanti, anche se ancora troppo piccoli, e le nuove generazioni sono molto più motivate ad accogliere e difendere valori come l'inclusività e la parità. La vera arma contro la violenza non può che essere una cultura emancipatrice nel senso di questi valori.

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