“LA STRANEZZA” - UN FILM DA APPLAUSI

LUANA FOTI. Ficarra, Picone, Servillo e Pirandello sono i protagonisti di "La Stranezza", il nuovo film in costume di Roberto Andò.
Tony Servillo, Salvatore Ficarra e Valentino Picone - per il pubblico semplicemente "Ficarra & Picone"- danno vita sullo schermo a "La Stranezza" che funziona. L'accoppiata tra l'attore drammatico e i due attori comici rappresenta il filo indistruttibile tra il dramma e la commedia che colora il quadro della pellicola la cui elegante regia è firmata da Roberto Andò. "La Stranezza", titolo del nuovo film del regista e scrittore palermitano vincitore di un David di Donatello e di un Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura con Viva la Libertà (2012), è un film in costume ambientato nella Sicilia degli anni 20. La storia prende forma attorno alla paralisi creativa che colpì Luigi Pirandello, in seguito alla quale scrisse e portò in scena una delle sue opere più famose, Sei personaggi in cerca d'autore, lavoro all'epoca per niente apprezzato dal pubblico e dalla critica. La sceneggiatura è stata scritta da Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, la fotografia curata da Maurizio Calvesi e le musiche sono di Michele Braga e Emanuele Bossi. Il film è dedicato a Leonardo Sciascia, caro amico del regista, che in gioventù ricevette da lui in regalo la biografia, curata da Gaspare Giudice, proprio di Luigi Pirandello.

"La Stranezza" è un film che racconta la natura tragicomica di una vita piena di assurdità, in cui il confine tra la realtà, l'inverosimile e la finzione, i protagonisti e gli spettatori, la persona e il personaggio, è labile. L'unica certezza è che "tutti vogliono essere ascoltati, risolti, messi in scena". Bastiano e Nofrio, (Ficarra e Picone) sono due dilettanti che s'improvvisano professionisti del teatro, mossi dall'aspirazione di portare in scena, con una compagnia teatrale amatoriale che dirigono, un dramma dal titolo "La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu. Di giorno fanno i becchini, espediente narrativo utilizzato per raccontare l'ironia e il cinismo che accompagnano la morte in una Sicilia naturalmente bellissima ma tra gli uomini corrotta e omertosa. Ma anche della morte che richiama l'arte e l'arte che supera la morte. In parallelo, il dramma interiore di Pirandello -magistralmente interpretato da Tony Servillo- giunto da Roma a Girgenti, Agrigento, per assistere al funerale della sua balia, trasportata proprio da Bastiano e Nofrio, e per omaggiare l'amico Giovanni Verga in occasione del suo ottantesimo compleanno. Silenzioso, schivo, tormentato da visioni e ricordi del passato, si chiede "come si fa a credere alle persone che si mettono nasi e baffi finti per sembrare quello che non sono?". In piena crisi creativa, non riesce più a "rendere plausibile ciò che non lo è". È, forse, questa, "La Stranezza" metaforica della vita a cui il film vuole dare forma? La vita come una perenne rappresentazione teatrale di volti che sono maschere, persone perse dietro personaggi inverosimilmente comici e drammatici allo stesso tempo che camminano in una strada desolata "che nessuno conosce e che non si sa neanche dove finisce".

Lo spettatore assiste per centotre minuti ad una brillante messa in scena della drammaticità comica e della comicità drammatica della vita, una delle grandi lezioni pirandelliane. "Non ho nessuno scopo e sono felice", una frase pronunciata con una pausa sbagliata, "Non ho nessuno, scopo, e sono felice" fa chiudere con una risata il momento più drammatico della messa in scena. Il tempo della pausa decide il significato delle cose che è mutevole, come nella vita. I due principianti teatristi volevano portare in scena una tragedia, ma, come sentenzia Onofrio prima dello spettacolo, "tragedia, commedia, non si sa come finirà". I due generi sono opposti ma complementari e in questo film il regista riesce a rendere la loro unione irresistibile. In quest'ultima fatica, i tre attori confermano il loro grande talento; vederli in azione è sempre una delizia per gli spettatori. "La Stranezza" è un film tutto da applausi.