“SULLA PORTA” DELL’IPOCRISIA

07.05.2023

LUANA FOTI. Il brano di Federico Salvatore censurato a Sanremo perché parlare di omosessualità era contro "il buon costume". 

"Sono un diverso mamma, sono un omosessuale". Qualcuno ha tremato. Qualcun altro si è sentito sollevato. È la sera di giovedì 21 febbraio dell'anno 1996 e dal palco più atteso, visto e famoso d'Italia, un cantautore napoletano pronuncia cantando in diretta nazionale la parola proibita perché contro "il buon costume dell'epoca". Il coraggioso artista si chiama Federico Salvatore, al suo debutto al Festival di Sanremo nella categoria Campioni e il brano dello scandalo "Sulla Porta". È il primo Sanremo dopo la morte di Mia Martini, a cui viene intitolato il Premio della Critica. Ed è anche il Sanremo della controversa vittoria di Ron e Tosca con "Vorrei incontrarti" fra cent'anni a sfavore di Elio e le Storie Tese e la loro "Terra di cachi" arrivati secondi e di Giorgia con "Strano il mio destino" terza classificata. È anche il Sanremo della vittoria di Syria- "Non ci sto" nella categoria nuove proposte, della prima partecipazione di Al bano da solista con "È la mia vita" dopo la separazione da Romina Power e di ospiti internazionali del calibro di -tra gli altri- Céline Dion, Tina Turner, Bon Jovi, Michael Bolton e Cher. Forse per questo Federico Salvatore e il suo atto di ribellione contro un paese bigotto non ebbero la giusta ribalta. O forse, semplicemente, il potere dell'Inquisizione dell'epoca era ancora troppo permeante. Prima dell'inizio della gara canora, il pezzo era stato in parte censurato dai dirigenti RAI che obbligarono il cantante a eliminare la parola omosessuale sostituendo il verso sopracitato con "sono diverso mamma e questo ti fa male". Salvatore rispettò la decisione per le prime due serate, ma, durante la terza serata, cantò il brano nella sua versione originale. Il pubblico lo applaudì ma quell'atto di ribellione gli fece perdere molte posizioni in classifica. Dal terzo posto scese al nono, per poi chiudere la gara al tredicesimo posto. Perse quella competizione, ma non la sua dignità.

Quell'edizione, che si aprì con l'esibizione a luci soffuse di Bruce Springsteen sulle note di The Ghost of Tom Joad, fu condotta per la quinta volta consecutiva da Pippo Baudo affiancato da Sabrina Ferilli e Valeria Mazza, due donne alle quali non era ancora richiesto di recitare un monologo per giustificare la loro presenza sul palco. Durante la serata debutto, il conduttore siciliano introdusse la storia evocata dalla canzone di Federico Salvatore con queste parole: "un ragazzo davanti alla porta della sua casa manifesta le proprie decisioni, prende coscienza della sua esistenza anche di fronte a quello che ci può essere di affetto materno e prende una decisione di vita importante". Neanche lui ebbe mai il coraggio di pronunciare la parola omosessuale.

Sulla Porta è la storia di un uomo che ha passato la prima parte della sua vita in ostaggio dell'"amore arrugginito" di una madre più attenta "agli orecchi dei vicini" che alla felicità del proprio figlio. E che poi paga il prezzo di essersi innamorato di un uomo con il disprezzo persino della propria genitrice: "mi dici vai per te sono morta e mi sbatti sulla faccia questa porta". È una denuncia contro l'ipocrisia di una certa morale che stabilisce quali sentimenti sono giusti e quali scandalosi e per questo proibiti. Una morale che nega all'individuo la libertà di essere felice a modo suo. Ed è una denuncia contro la condanna dell'omosessualità da parte della società che la considera "scandalosa": "Oh mamma non capisci com'è falsa la morale, la maschera di fango bagnata nell'argento. sono un diverso, un omosessuale e questo tu lo prendi come un tradimento".

La canzone è una struggente lettera d'addio del protagonista alla madre verso cui non nasconde l'affetto, "ero orgoglioso di essere tuo figlio[...] mi mancherà il sorriso del tuo caffè a letto", ma che alla fine trova il coraggio di lasciarsi alle spalle "quella porta dell'ipocrisia" trovando finalmente il coraggio di essere se stesso, libero e felice.

Ansa
Ansa


Il testo del brano scritto da Federico Salvatore, Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati e contenuto nell'album Il mago di Azz è qui:

Mamma son qui con le valigie sulla porta
E in macchina c'è un uomo che mi sta ad aspettare
La verità lo so ti lascerà sconvolta
Quell'uomo è il mio primo vero amore
Con lui mi sento libero e felice
Vivremo insieme abbiamo già una casa
Non sono più un bambino mamma abbassa quella voce
Smetti di fare la vittima indifesa
Perché così hai perduto anche tuo marito
Quel povero leone che scappò come un coniglio
Davanti al mostro del tuo amore arrugginito
E ti lasciò in ostaggio questo figlio
Mamma son qui con le valigie sulla porta
Con tutti i dubbi e tutti i miei casini
Però mi sento forte e per la prima volta
Io me ne frego degli orecchi dei vicini
Sulla porta, sulla porta, quante volte mi hai fermato sulla porta
Con quei falsi crepacuore che sparivano all'arrivo del dottore
Mamma nella mia stanza ho messo a posto tutto
Le chiavi le ho lasciate lì sulla credenza
Mi mancherà il sorriso del tuo caffè a letto
Quel nostro paradiso dell'infanzia
Quando il mio desiderio era di piacerti
E allora col rossetto e con il tuo ventaglio
In bagno mi truccavo per assomigliarti
Ero orgoglioso di essere tuo figlio
Ma un maledetto pomeriggio dell'adolescenza
Studiavo insieme a un ragazzo e per la timidezza
Sentivo dentro un misto di piacere e sofferenza
E mi scappò sulla sua gamba una carezza
Oh mamma son stato troppo tempo qui su questa porta
All'ombra dei colori della tua sottana
A letto con le donne ci son stato ma ogni volta
Tornavo al mio segreto come un lupo nella tana
Sulla porta, sulla porta, tu sapevi e mi fermavi sulla porta
E chiudevi le mie dita e i miei sogni sulla porta della vita
Mamma son qui su questa porta dell'ipocrisia
Con il mio posto fisso e una carriera promettente
Come un perfetto esempio della media borghesia
Che non può avere scandalosi sentimenti
Oh mamma non capisci com'è falsa la morale
La maschera di fango bagnata nell'argento
Sono un diverso mamma, un omosessuale
E questo tu lo prendi come un tradimento
Sulla porta, sulla porta, io vorrei che tu sapessi perdonare
Una volta, una volta, non buttare sulle mie ferite il sale
Come adesso sulla porta che mi dici vai per te io sono morta
Sono morta, sono morta, e mi sbatti sulla faccia questa porta.


© 2022 Associazione ReteSociale - CF 92103570807 - ATECO 94.99.20
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia